martedì, aprile 18, 2006

Il Santo Leopoldo Mandic

beatificato da papa Paolo VI il 2 maggio 1976
proclamato santo da papa Giovanni-Paolo II il 16 ottobre 1983


"... come pochi altri uomini del nostro tempo, ha
saputo, soprattutto attraverso il confessionale, ricondurre a Dio le anime tristi ed abbattute dalla sofferenza".
(Card. Luigi Stepinac, Arcivescovo di Zagabria)


Il Santo Leopoldo Mandic nacque a Castelnovo di Cattaro in Dalmazia il 12 maggio 1866 da una famiglia di origine croata. I genitori profondamente religiosi lo educarono ai più elevati sentimenti verso Dio e gli uomini. A sedici anni, sentendosi chiamato alla preparazione del ritorno degli Orientali all'Unità della Chiesa Cattolica, abbandonò la casa paterna ed entrò fra i Cappuccini Veneti prendendo il nome di Leopoldo. Il 20 settembre 1890 a Venezia venne consacrato sacerdote.
Sempre più convinto che il Signore lo chiamava alla grande opera, chiese ai superiordi di poter partire per l'Oriente, ma ne ebbe un preciso rifiuto. Le sue precarie condizioni di salute non lo permettevano. Egli chinò il capo ai voleri dei superiori e passò per diversi conventi attendendo al ministero delle confessioni, finché nel 1909 venne destinato al convento di Padova per attendere stabilmente al confessionale. Vi rimase sino alla morte.
Una piccola stanzetta, adiacente la chiesa dei Cappuccini, divenne il campo del suo meraviglioso apostolato. Niente predicazione, niente pubblicazione di opere polemiche o didattiche, niente fondazione di opere assistenziali, ma solo la confessione. Questo divino ministero, tanto nascosto e tanto poco apprezzato anche da molti di coloro che hanno il potere di amministrarlo, divenne nelle mani di P. Leopoldo un'arma potente per la salvezza delle anime e il loro progredire nelle vie di Dio. Vi attendeva tutta la giornata, senza mai un'ora di riposo, senza mai una vacanza nonostante il torrido calore d'estate e il freddo intenso d'inverno, giacché nella sua stanzetta non ebbe mai il benché minimo riscaldamento, se si eccettua l'ultimo anno di vita. In breve, la disadorna celletta divenne un faro luminoso che attirava innumerevoli anime bisognose di pace e di conforto; e per tutto padre Leopoldo aveva parole di perdono, di consolazione, di sprone al bene. Solo il Signore sa quanti penitenti si siano prostrati ai suoi piedi in quaran'anni, quanto bene egli abbia compiuto. E tutto nel silenzio più assoluto, nel nascondimento più profondo. Nessun chiasso attorno a lui. Egli pregava il Signore di poter fare tanto del bene, ma in modo che nessuno lo sapesse. E fu esaudito, perché né la grande stampa, né altri mezzi di propaganda si occuparono mai di lui. Dio solo doveva essere glorificato nella sua umile persona.
Sempre sofferente, sopportò ogni cosa per la salvezza delle anime che si avvicinavano a lui, anzi vi aggiungeva la tremenda e nascosta penitenza della privazione del sonno, giacché non si permise mai di riposare più di quattro ore su ventiquattro. Arrivò, non si sa come, sino a settanta sei anni di età. Un tumore all'esofago lo stroncò la mattina del 30 luglio 1942, mentre si stava preparando a celebrare la messa. Quella mattina divenne egli stesso la vittima sull'altare di Dio. Le sue ultime parole furono una invocazione alla Madonna.
La fama delle sue virtù si diffuse in un modo meraviglioso, non solo in Italia, ma in tante altre nazioni, fama accresciuta dalle innumerevoli voci di grazie ottenute alla sua invocazione.
Nel gennaio del 1946 si iniziò il Processo Diocesano per la sua Beatificazione, e nel settembre del 1963 si aprì il Processo Apostolico, terminato il 12 maggio 1966. Il 2 maggio 1976 à solennemente Beatifcato a Roma e Giovanni Paolo II lo proclamò santo il 16.10.1983.

Per aiutare il mondo a sperare
il Santo Leopoldo indicò tre indispensabili amori:

1. - ALLE FEDE
"In questo buio della vita la fiaccola della fede e della devozione alle Madonna ci porta ad essere fortissimi nella speranza".
2. - ALLE MADONNA
"Io voglio sperare in Lei. È Madre, e tanto basta". "È causa della nostra letizia".
3. - AL PAPA
"Ha parlato Pietro, e tanto basta". "Parla il superiore, ha parlato Dio".

COSÌ PARLÒ DURANTE LA SUA VITA

Al Sacerdote:
"Un scerdote deve morire di fatiche apostoliche; non c'è altra morte degna di un sacerdote".
Al Religioso:
"O religiso tutto, o niente".
Agli Sposi:
"L'uomo non è nato per vivere solo, ha diritto alla famiglia, a sposarsi - salvo particolari chiamate di Dio - ad avere figli da allevare ed educare. La famiglia è sorgente di vita, prima scuala ove si impara a pensare, primo tempio ove s'impara a pregare. Dobbiamo perciò... combattere tutto ciò che la distrugge o la scinde, incoraggiare tutto ciò che ne favorisce l'unità, la stabilità e la fecondità".
Ai Laici Cattolici:
"L'attuale società, in gran parte ha apostatato da Dio, per ciò fa di bisogno ricondurla alla verità e alle giustizia, e quella parte di cittadini che si mantengono fedeli alla Chiesa, devono farsi avanti... Questi cattolici combattono per la causa di Dio. Questi cattolici combattenti pertanto possono considerarsi, e sono veramente, uno strumento della Chiesa.
Quindi al cattolico militante fanno bisogno due cose: prima di tutto essere bene fondato nel vangelo, la cui causa propugna; in secondo luogo lo stare stretto alla Chiesa, di cui è ambasciatore e fa le veci".
Ai Cristiani:
"Noi simo gente che cammina e vive controcorrente; dobbiamo sentire per forza la violenza di questa natura corrotta che abbiamo. Niente disanimarci, ma avanti sempre con la sicurezza che Iddio conta tutti gli sforzi e premia tutte le difficoltà".
A Tutti:
"Abbiamo fiducia nella misericordia del padrone, che è tanto buono".

1 commento:

Anonimo ha detto...

Leopoldo è davvero un grande Santo. Ringraziamo il Signore per avercelo dato!!